Cervo volante minore e Cerambice della quercia

Durante l’estate i sentieri, i campi, le macchie ed i boschi si riempiono di ronzii, brusii e altri particolari rumori prodotti dagli insetti che difficilmente restano inascoltati o passano inosservati.  Quella degli insetti è la classe più ricca e variegata del mondo animale, con circa un milione di specie costituisce l’80% degli animali noti anche se nuove specie vengono continuamente scoperte e studiate. Tra i vari e i diversi ordini quello dei Coleotteri è il più numeroso (anche dell’intero regno animale) con le sue oltre 350.000 specie conosciute nel mondo, di cui più di 10.000 vivono in Italia. Il coleottero più conosciuto ed amato è la Coccinella (Coccinella septempunctata) anche se forse è l’unica specie, o una delle poche, che gode di questa popolarità positiva. La maggior parte delle persone non ha una buona opinione dei Coleotteri poiché spesso li scambia erroneamente per scarafaggi, con cui alcune specie hanno in comune solo il colore scuro. Gli scarafaggi veri e propri, ovvero le Blatte, appartengono all’Ordine dei Dictyoptera e si distinguono, oltre che per le abitudini, soprattutto poiché possiedono ali anteriori che si accavallano sul dorso. I Coleotteri hanno, invece, ali anteriori dure (dette elitre) che ricoprono il corpo formando una sorta di corazza protettiva  e che si congiungono o sono saldate sulla linea mediana del dorso senza mai accavallarsi. L’ordine prende il nome proprio da questa caratteristica, infatti deriva dal greco “coleos” che significa “fodero, astuccio”.  L’astuccio di elitre copre, rendendole non visibili, le due ali posteriori membranose che sono ripiegate durante il riposo ma che vengono aperte per il volo.

Numerosi coleotteri sono rari ed a rischio di estinzione soprattutto per la distruzione degli ambienti naturali e la loro gestione poco sostenibile. Il taglio ceduo dei boschi, l’eliminazione degli alberi morti o quelli considerati “malati” hanno portato a rischio di estinzione, anche in Europa, alcuni Coleotteri xilofagi (da xilos=legno e fagos= mangiare). Gran parte della vita degli xilofagi si svolge proprio all’interno di un tronco, dove la larva, nutrendosi di cellulosa, trascorre dai 3 ai 17 anni senza mai uscirne. Il tempo che impiegherà per trasformarsi in adulto dipende dalla specie, dalla temperatura e dall’umidità. Nonostante il taglio e la lavorazione del legno in cui vivono, possono continuare il loro sviluppo ma la scarsa umidità aumenterà il periodo necessario a completarlo. Non è raro, infatti, che fuoriescano da  mobili importati da paesi tropicali anche dopo 12 anni dall’acquisto. Sebbene i coleotteri del legno sono considerati “nemici” di chi vende il legno poiché possono causarne il deprezzamento è opportuno ricordare che questi animali esistevano prima dell’uomo e che svolgono un ruolo importante in natura, oltre ad essere una fonte di cibo per molti animali. Pochissime larve riescono a diventare degli adulti in quanto costituiscono una pietanza prelibata e zuccherina soprattutto per i Picchi, che riescono a scovarli e a catturarli anche nelle loro lunghe gallerie. Gli adulti, nonostante l’aspetto, sono del tutto innocui e si nutrono esclusivamente di liquidi zuccherini vegetali come il nettare dei fiori e frutta marcescente ma anche di polline.

Una specie facilmente riconoscibile per il suo particolare aspetto è il Cervo volante minore (Lucanus tetraodon) che deve il suo nome alle enormi mandibole arcuate e denticolate che, nel maschio, sono somiglianti alle corna del cervo. Anche se il loro aspetto può intimorire, le mandibole sono innocue e vengono impiegate soprattutto nella lotta con altri maschi per la conquista della femmina o per la difesa del proprio territorio, spesso costituito da un tronco. La femmina, oltre ad essere di dimensione minore, si distingue dal maschio per le mandibole più piccole e depone le uova nelle ceppaie o nelle cavità di alberi già marcescenti. Le larve si nutrono di legno deperiente e possono arrivare a maturità dopo cinque-sei anni. Gli adulti sono entrambi di colore scuro nero-marrone e possono raggiungere anche 5 centimetri di lunghezza.

Altrettanto maestoso, anche se appartenente ad una famiglia diversa, è il Cerambice della quercia (Cerambyx cerdo) riconoscibile per il corpo slanciato e le antenne molto lunghe, che spesso porta rivolte all’indietro e che superano la lunghezza del corpo. Questa specie può raggiungere i 7 centimetri di lunghezza (antenne escluse) ed è di colore nero. Inoltre, come tutti i cerambicidi, quando si sente in pericolo emette degli stridii per intimorire i predatori.

Entrambe le specie sono protette e sono in grave pericolo di estinzione tanto da essere stati inseriti nella Direttiva Europea “Habitat” che tutela alcune tra le più rare specie animali e vegetali del continente nonché i loro ambienti.

Ovidio nel libro VII de “Le Metamorfosi” narra come Cerambo, pastore dell’Otride in Tessaglia, si sia salvato dal diluvio grazie alle ninfe che lo dotarono di ali trasformandolo in Kérambys. Noi potremmo invece salvare queste specie dall’estinzione gestendo in modo più sostenibile i boschi e acquistando solo legno e prodotti del legno certificati FSC e carta riciclata.

© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

I Coleotteri xilofagi