Gabbiano reale e Gabbiano comune

Avevo iniziato quest’articolo con una frase tipo “Dopo due mesi di cure intensive, alimentazione forzata e riabilitazione, tre dei quattro esemplari di Gabbiano reale, ricoverati nell’estate del 2009 per avvelenamento presso lo speciale Ospedale LIPU Molise, sono finalmente ritornati liberi, di volare nei cieli e di nuotare nei mari”. Purtroppo però questa bella notizia è stata improvvisamente offuscata da una nuova brutta realtà: mentre sto per ultimare l’articolo, tre Gabbiani reali stanno lottando per la loro vita ma, rispetto ad altri che forse sono nelle loro stesse condizioni, loro possono ritenersi fortunati perché noi stiamo lottando con loro per aiutarli ad eliminare dall’organismo le sostanze tossiche che li hanno ridotti in questo stato. In pochi giorni una nuova ondata di ricoveri di Gabbiani reali avvelenati, provenienti da Termoli, è arrivata al Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU Molise di Casacalenda (chiuso da aprile 2013 per mancanza fondi). La prima ondata di ricoveri del 2009 è avvenuta a Giugno e, nonostante comunicati stampa e richieste di intervento, sembra che    nulla sia ancora cambiato. Su oltre 40 segnalazioni di ritrovamenti di esemplari in difficoltà, in questi tre mesi, sono arrivati alla nostra struttura solo 12 Gabbiani, solo 1/4 delle persone che ci hanno contattato sono riuscite a superare le difficoltà, il muro della pigrizia, della burocrazia e dello “scarica barile” di chi si trova davanti un caso di animale selvatico ferito o in seria difficoltà di sopravvivenza.

La Legge 157/92 dichiara che “La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato” e quindi se da un lato il privato non può detenerla e quindi non deve improvvisare cure ed alimentazione, spesso nefaste, dall’altro chi rappresenta lo Stato come il Corpo Forestale dello Stato ma anche le altre forze dell’ordine, la Provincia di competenza, i Vigili Urbani del Comune di competenza, ecc. non possono rifiutarli per non commettere il reato di Omissione. Inoltre il ricovero di un animale in difficoltà dovrebbe essere il più possibile tempestivo, infatti se chi lo trova vuole davvero salvargli la vita, non dovrebbe indugiare per metà giornata  poiché, da qualunque Comune di questa Provincia parta, il tempo che un privato impiega per andare, ricoverare e tornare dal nostro ospedale è lo stesso che mediamente impiega per fare la spesa e la fila in un grande supermercato, ma il ricovero è gratuito, la spesa invece ha un costo. Nel caso degli animali avvelenati, ma anche in tutti gli altri casi, la tempestività nel ricovero può fare la differenza tra la vita e la morte. Per questo la maggioranza dei 300 ricoveri annuali che registriamo avvengono grazie alla sensibilità di privati cittadini che preferiscono consegnare personalmente l’animale in difficoltà, evitandogli i lunghi passaggi “di mano”, e dandogli davvero l’opportunità di tornare al più presto liberi.

Durante tutto l’anno le spiagge ed i mari della nostra regione (ma anche alcune discariche) sono frequentati dal Gabbiano reale (Larus michahellis), che nidifica nelle Isole Tremiti e che può misurare fino ai 58 centimetri di altezza e avere un’apertura alare fino a un metro e quaranta centimetri. Entrambi i sessi hanno una colorazione simile. Gli adulti hanno testa, collo, petto e parti inferiori di colore bianco candido mentre il dorso e le ali sono grigie con punta nera, in quest’ultime con piccole tacche bianche. Il becco è robusto di colore giallo con una tacca arancione nella parte inferiore e le zampe, anch’esse gialle, sono palmate (possiedono cioè una membrana di pelle che unisce le dita). L’occhio ha iride gialla-marroncino spesso macchiettata come un cielo stellato ed è contornato da un anello che aggiunge eleganza al suo aspetto. I giovani hanno becco grigio scuro-nero ed una colorazione grigio-brunastra caratterizzata da macchie più scure che spesso sono presenti anche nella zona inferiore, sul collo e sul capo. In inverno il Gabbiano reale pontico (Larus cachinnans) sverna anche nella nostra regione ma la distinzione tra le due specie è abbastanza difficile per i non addetti e quindi non ci addentreremo nella descrizione delle differenze. Possiamo però dire che è generalmente più snello, con zampe più lunghe e sottili e che può arrivare a misurare 68 centimetri di altezza.

Un altro gabbiano svernante nella nostra regione è il Gabbiano comune (Larus ridibundus) che può misurare fino ai 37 centimetri di altezza ed ha un apertura alare che va da un metro ad un metro e dieci centimetri. Entrambi i sessi hanno una colorazione simile. Gli adulti possiedono dorso e ali grigio chiaro con punte nere mentre le parti inferiori ed il collo sono bianche. La testa è coperta da un cappuccio bruno, che a distanza sembra nero. Il becco e le zampe sono rosse. I giovani sono caratterizzati da una colorazione piuttosto scura (dal fulvo al bruno scuro) che coinvolge le parti superiori con parti inferiori biancastre o appena sfumate di fulvo. Le zampe ed il becco possono essere scure o di colorazione simile a quella dell’adulto.

Il piumaggio dei gabbiani giovani con l’avvicinarsi all’età adulta, grazie alla muta (cambio delle penne e delle piume), perde la sua colorazione scura e si avvicina ogni anno di più a quella di un gabbiano maturo.

Mentre oggi non sono visti di “buon occhio” dall’italiano medio, un tempo erano considerati esseri della luce e simbolo di eleganza e grazia. Il poeta Cardarelli dedicò loro questi versi: “Non so dove i gabbiani abbiano il nido, ove trovino la pace. Io son come loro, in perpetuo volo. La vita sfioro come essi l’acqua ad acciuffare il cibo. E come forse anch’essi amo la quiete, la gran quiete marina, ma il mio destino è vivere balenando in burrasca.”

Secondo la mitologia greco-romana Iperippe, per salvarsi da un incendio che stava devastando la sua città, si gettò dalle mura insieme alla sua famiglia reale. Zeus salvò loro trasformandoli in uccelli e Iperippe diventò un Gabbiano.

A ciascun Gabbiano in difficoltà possiamo dare l’opportunità di essere salvato se viene tempestivamente consegnato al più vicino Centro Recupero della Fauna Selvatica. Ma possiamo anche cercare di abbassare l’impatto umano su queste ed altre specie facendo bene attenzione a cosa acquistiamo e poi buttiamo nella spazzatura (poiché qualunque cosa sia andrà a finire in discarica o nelle fognature), a non abbandonare i rifiuti, a non gettare nessun tipo di rifiuto o sostanza dal finestrino, nei fiumi, nei mari e nei fontanili, a non disturbare sulle spiagge, sulle scogliere o in mare,  con gommoni o con altri mezzi gli altri animali !

© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

I Gabbiani: due specie a confronto