Gallinella d’acqua

Quante volte, andando al mare, avete visto una persona camminare con le pinne sulla spiaggia? Non vi siete divertiti ad osservare il suo andamento goffo? Ebbene è proprio quello che vi potrebbe capitare osservando la Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus) mentre cammina sulla terraferma. Anche se questo Rallide (famiglia a cui appartiene) non possiede zampe palmate, il suo buffo andamento è dovuto alla dimensione “sproporzionata” delle sue zampe che, invece, risultano indispensabili per muoversi agilmente tra la vegetazione. Le sue lunghe dita, infatti, sono adatte ad aggrapparsi ed arrampicarsi su tronchi e rami permettendogli di raggiungere anche i 10 metri di altezza (cosa piuttosto rara da vedere poiché prediligono gli arbusti più bassi) ma sono anche un utile strumento per diventare “invisibili” nell’acqua. Quando si sente in pericolo questo uccello corre in acqua, si tuffa e si nasconde aggrappandosi sulla vegetazione del fondale, lasciando fuori dall’acqua solo la punta del becco per respirare.

Sicuramente penserete che queste speciali “dotazioni” dell’evoluzione siano davvero straordinarie ma lo sono altrettanto quelle che le accomunano ad altri uccelli acquatici. Passando dalla terraferma all’acqua il suo andamento goffo si trasforma in fiero ed impettito mentre nuota agilmente galleggiando sull’acqua. Il “galleggiamento”, di questo e di molti altri uccelli che trascorrono molto tempo in acqua, è dovuto ad uno spesso strato di piumino che trattiene l’aria (fungendo anche da ottimo isolante per il freddo) ricoperto da strati di piume sovrapposti che impediscono all’acqua di penetrare e raggiungere la pelle. Il tutto viene reso perfettamente impermeabile da una costante lubrificazione che viene effettuata mediante il proprio becco, prelevando, da una ghiandola situata sulla base della coda, una sostanza oleosa che viene distribuita omogeneamente sulle proprie penne e piume.

L’acqua è quindi l’ambiente in cui questo uccello si sente più a suo agio e dove trascorre la maggior parte del tempo, perché allora si chiama Gallinella? Forse perché quando cammina e becchetta il cibo sul terreno ricorda molto la comune gallina, come è sottolineato anche da chi gli ha attribuito il suo nome scientifico Gallinula che deriva dal latino “gallina = femmina di gallo” più “–ulus = piccola”. Una piccola gallina dai piedi verdi però, come suggerisce il nome della specie chloropus che deriva dal greco e significa “chloros=giallo-verde” più “polus=piede che indicano rispettivamente la colorazione e la grande dimensione delle zampe rispetto al suo corpo.

La Gallinella d’acqua può raggiungere 35 centimetri di lunghezza (la coda è piuttosto corta), un’apertura alare di 55 centimetri ed un peso di circa 420 grammi. La colorazione è simile in entrambi i sessi: piumaggio nero petrolio con dorso e ali verde oliva ed una striscia bianca lungo i fianchi. Osservata a distanza appare complessivamente nera con una macchia bianca lungo i fianchi che la rende inconfondibile così come è caratteristico il suo nuoto “sincronizzato” dove testa e coda scattano contemporaneamente come se mossi da un ingranaggio nascosto. Sotto la coda è presente una V rovesciata bianca che però viene esibita solo ad intrusi e a contendenti della sua stessa specie per dire “non sei gradito”. Gli adulti possiedono un becco rosso con punta gialla adatto a becchettare il cibo sia sulla terraferma che tra la vegetazione acquatica (foglie, germogli, semi, bacche, lumache, vermi, insetti, pesci e girini). Può raggiungere gli 11 anni di vita e riesce ad allevare due-tre nidiate l’anno grazie ad un aiuto in famiglia: le giovani gallinelle nate dalla prima covata, aiutano gli adulti nelle successive nidiate covando le uova, nutrendo e cercando il cibo per i propri fratellini.

La Gallinella d’acqua è ampiamente diffusa in quasi tutto il mondo, esclusa l’Australia e la regione antartica. In Italia ha una popolazione stabile che si aggira intorno alle 100.000 coppie. Le minacce per la specie sono la distruzione e trasformazione degli habitat di riproduzione ed alimentazione, la cementificazione di canali e fossi, la contaminazione da pesticidi e metalli pesanti, l’introduzione e la presenza di specie alloctone, come la Nutria, o la presenza di ratti (che preda uova e piccoli), la collisione con cavi aerei, ecc.

Questa specie come molte altre hanno bisogno di habitat acquatici ricchi di vegetazione e canneti per questo non smetteremo mai di ripetere di preservare l’integrità vegetativa ed ecologica degli habitat, non solo per le specie comuni o per quelle che lo sono meno, ma anche per assicurare un regolare “funzionamento” di questi delicati habitat e mantenere il dovuto equilibrio necessario anche alla sopravvivenza della nostra specie!

© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

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