Merlo e Storno

Gli ultimi tre giorni di gennaio, solitamente molto freddi, sono detti “i giorni della merla”. Secondo un’antica leggenda popolare, in un 28 gennaio molto lontano, una merla uscì cantando dal suo nido e derise Gennaio dicendogli che il giorno seguente non avrebbe più potuto torturarli con il suo freddo poiché aveva solo 28 giorni. Gennaio indispettito chiese tre giorni in prestito a Febbraio e li trasformò nei suoi giorni più freddi e ghiacciati. Neve e gelo colpirono così la famiglia di merli che si rifugiò in un camino per riscaldarsi ma il fumo impregnò talmente le loro penne che da bianche divennero nere. Da quel giorno i merli sono neri e Febbraio aspetta ancora invano che gli vengano restituiti i suoi tre giorni.

Altri racconti e leggende si sono ispirate al merlo cercando di spiegare il perché da bianco sia diventato nero. La probabilità di incontrare, soprattutto in città, un merlo bianco è rara ma non è da escludere, esistono infatti individui bianchi di questa specie e la colorazione viene trasmessa geneticamente.

Il Merlo (Turdus merula) è un passeriforme di 25 centimetri di lunghezza (dalla testa alla coda) appartenente alla famiglia dei Turdidi e può raggiungere i 100 grammi di peso. Il maschio adulto è nero con becco e contorno occhi gialli mentre la femmina è di colore marrone, più scuro nelle parti superiori e più chiaro nelle parti inferiori, dove collo e petto sono macchiettati di scuro. I giovani hanno una colorazione simile a quella della femmina anche se sono più scuri e più maculati. Frequenta ambienti abbastanza vari con presenza di siepi ed alberi. Il suo nome inglese “Blackbird”, che significa letteralmente “uccello nero”, è famoso nella storia dell’aviazione poiché è anche il nome dato ad un aereo spia americano ancora imbattuto nella quota massima di volo raggiunta e nella velocità (riesce a superare di tre volte quella del suono).

I giovani dello Storno (Sturnus vulgaris) possono essere confusi, dai non esperti, con le femmine ed i giovani di merlo ma il loro comportamento, oltre al loro portamento, è completamente diverso: lo Storno frequenta principalmente le chiome degli alberi al contrario del Merlo che predilige soprattutto siepi e suolo. Il nome “sturnus” sembra essere una fusione di termini che indicano probabilmente il “cinguettare” mentre “vulgaris” significa “comune”. Si tratta di un passeriforme di 21 centimetri, appartenente alla famiglia dei Sturnidi, che arriva a pesare 90 grammi. Il maschio è nero lucido con macchioline chiare su tutto il corpo mentre la femmina è più opaca con macchie castane. Il becco è giallo durante la stagione riproduttiva e nero-grigiastro in inverno. La sua dieta è come quella del Merlo, d’estate si nutrono di insetti ed altri invertebrati mentre in inverno si nutrono di frutta, bacche, semi e nelle mangiatoie. 

Un tempo veniva temuto nelle campagne poiché accusato di distruggere le olive ma si è poi dimostrato che, nelle 5 o 6 olive che mangia al giorno, vi vivono larve di parassiti che distruggerebbero l’intera coltivazione. Gli insetti restano infatti il suo alimento preferito che però è anche indispensabile: perdono la loro capacità riproduttiva con una dieta senza insetti.

Terminata la stagione riproduttiva gli Storni, durante il tramonto, si riuniscono in stormi per trascorrere insieme la notte, abitudine ben nota già qualche secolo fa “Volano a frotte verso il boschetto di agrifogli e lì con altre migliaia si contendono il posto, e dal popolo invisibile una babele di lingue, come acqua che scorre incessante” (tratto da Novembre di Robert Seymour Bridges). Negli ultimi decenni ha però scoperto l’ospitalità invernale degli ambienti urbani, grazie alle temperature più alte, alla presenza di meno predatori ed una maggiore disponibilità di cibo rispetto alle campagne, e diventando (ingiustamente) ospite sgradito per gli esseri umani: viene accusato di sporcare con i suoi escrementi i marciapiedi pieni di cartacce e altri rifiuti di ogni genere o di essere troppo rumoroso impedendo di sentire il rumore del traffico.

Protagonista di diversi racconti e poesie viene menzionato anche per la sua abilità nel riprodurre canti di altri uccelli, versi meccanici (imita persino suonerie di cellulari) e voci, tanto che Shakespeare, in Enrico IV, scrive “farò insegnare a uno storno a non dir altro che Mortimer e glielo darò affinché la sua collera sia sempre in moto”. Una leggenda irlandese del VI secolo narra di un merlo che depose un uovo nelle mani protese di  S. Kevin mentre era in silenziosa preghiera. Il santo restò immobile, continuando la sua preghiera, fino a quando l’uovo non si schiuse ed il piccolo non prese il volo. Un amore per la natura e il rispetto per tutti gli esseri viventi che racchiude anche diversi simbolismi tra i quali troviamo il principio dell’universo, della vita e della creazione. Il detto diffuso universalmente Omne vivum ex ovo (ogni essere vivente nasce dall’uovo) pone sullo stesso piano tutti gli esseri viventi e pone l’uovo all’origine della creazione, come viene narrato nella mitologia e persino nella tradizione romana antica: “essi venerano talmente l’uovo per la sua forma tondeggiante e quasi sferica, chiusa in ogni direzione e racchiudente in sé la vita, da chiamarlo simbolo del mondo; e il mondo, come risulta per consenso generale, è il principio dell’universo”  (Macrobio nei Saturnali).

L’uscita del pulcino dall’uovo, secondo Buddha, simboleggia l’uscita dall’ignoranza e noi, come crediamo abbia fatto il santo irlandese, auguriamo a tutti una nuova nascita in un anno che segni l’inizio di una nuova coscienza dell’essere umano verso il rispetto della biodiversità e della diversità in genere come quella culturale e religiosa .

© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

Uccelli neri