Piccione o Colomba?

Leggendo alcune delle notizie pubblicate di recente su alcuni quotidiani, che riportano informazioni/visioni superficiali e/o distorte della realtà, non possiamo fare a meno di parlare di uno degli amici dell’uomo che è entrato nel profondo della nostra cultura, è conosciuto da tutti e rappresenta l’uccello cittadino per eccellenza: il Piccione o Colombo.

Il rapporto uomo-piccione si perde nella notte dei tempi, a circa ottomila anni fa, essendo uno dei primi uccelli ad essere stato addomesticato ed è da sempre stato simbolo di amore, di fedeltà, dalla colomba della pace allo Spirito Santo. Esiste quindi una nostra predisposizione quasi innata ad  essere benevoli verso di lui, anche se oggi è ritenuta una specie “problematica”, essendo molto prolifica e confidente.

Uno studio dei ricercatori Battisti e Zapparoli ha individuato oltre 20 denominazioni  per  questa specie. Piccione o Colombo sono termini entrambi corretti mentre dal punto di vista della tassonomia stiamo parlando del Piccione di città (Columba livia var. domestica). 

L’habitat originario di nidificazione di questa specie è rappresentato dalle falesie o pareti di grotta in ambienti aperti o poco alberati ed è quindi molto simile alle caratteristiche presenti nei centri urbani, oggi utilizzati dalle popolazioni più o meno inselvatichite che sono state determinate da individui sfuggiti o liberati di diverse razze domestiche che hanno soppiantato progressivamente i nuclei originari.

Residui di nuclei selvatici di Piccione selvatico (Columba livia livia) sono presenti in modo molto frammentato soprattutto nelle zone costiere (il 70% in Sardegna) e sono in decremento costante.

 Nel XIX secolo erano presenti ancora nuclei selvatici in alcune città italiane come Firenze che, invece,  deve l’attuale popolamento urbano alla liberazione nel 1887 di piccioni “viaggiatori” che erano stati allevati per l’invio di messaggi o per sport.

Generalmente sia il maschio che la femmina di Piccione domestico possiedono una colorazione simile a quella selvatica: complessivamente grigio-bluastra, due strisce trasversali nere che attraversano le ali ed una al termine della coda,  una tacca bianca sul groppone mentre sul petto sono presenti iridescenze purpureo-verdi che risultano molto ridotte negli individui giovani. Le forme semi-domestiche però possono avere anche colorazioni che variano di molto la loro estensione e gradazione oltre che avere dimensioni diverse.

Si stima che in Italia ci siano dalle 3000 alle 7000 coppie di Piccione selvatico che sono attualmente confinate alla Sardegna poiché nel resto del territorio sono state “sfrattate” dalle forme domestiche allevate dall’uomo, lo stesso che oggi vorrebbe poter risolvere il “problema” piccioni rapidamente così come ha creduto di fare molti anni fa, con i problemi di allora, aprendo le sue gabbie di allevamento.

I Piccioni, insieme ad altri uccelli,  diventano per l’uomo anche un facile capro-espiatorio per i danni ai monumenti o agli edifici dimenticando che, sebbene non siano  affatto voluti dall’ignaro uccello, questi si possano prevenire ed impedire. Mentre non sempre è invece possibile prevenire quelli provocati da incivili atti vandalici attuati dalla nostra stessa specie, se non con una seria e costosa campagna di educazione e sensibilizzazione, oppure quelli causati da un responsabile “meno visibile” e più subdolo: l’inquinamento, che richiede un radicale cambiamento delle nostre attuali abitudini ed alla rinuncia di qualche consolidata “comodità”. Senza considerare poi quelle ristrutturazioni o manutenzioni o altri tipi di interventi che rovinano per sempre la bellezza e le tipicità di un immobile.

In Italia, per tentare di limitare le popolazioni di piccioni vengono sovente utilizzati improbabili sistemi di gestione:

- Falconeria: ma se i piccioni non hanno abbandonato le città o i quartieri dove si sono insediati spontaneamente e stabilmente i Falchi Pellegrino... come si può pensare che fuggiranno alla vista dei rapaci dei  falconieri che saranno presenti temporaneamente? Anche se a prima vista può sembrare che con la presenza di un predatore i piccioni scompaiano, quando il pericolo non viene avvertito più i piccioni torneranno e quindi quando il falconiere andrà via tutto  tornerà come prima.

- Antifecondativi: La “pillola contraccettiva” potrebbe apparire un buon sistema ma non lo è. La nicarbazina, il farmaco attualmente utilizzato, riduce la produttività al massimo del 59%. Quindi, dalle femmine che assumono il cibo medicato, nasceranno figli da 4 uova su 10 deposte. Inoltre occorre un trattamento continuo, altrimenti tutti i piccioni torneranno fertili in pochi giorni. Un sistema che a lungo termine si rivela molto costoso. Inoltre il dosaggio del farmaco è difficile da controllare e presenta rischi di contaminazione ambientale, coinvolgimento di altre specie (predatori e commensali) ma anche di intossicazione degli stessi colombi.

- Abbattimenti: non parliamo poi delle assurde ordinanze con cui Province e Comuni ne autorizzano l’abbattimento. Di sicuro questa misura non ha nessun effetto sulle popolazioni poiché i piccioni sono molto prolifici e bastano poche settimane perché il loro numero torni ad essere quello di prima.

Queste sono soluzioni con tempo e denaro pubblico sprecato!!!

Occorre quindi superare l’approccio dell’emergenza individuando, invece, vere e proprie politiche di gestione per  non ripetere gli errori del passato e attingendo alle migliori esperienze sviluppate in Italia ed in altri Paesi. Le parole d’ordine di una vera strategia per contenere le popolazioni sono:

- Integrata: usare più metodi (realmente efficaci) in combinazione

- Selettiva: non deve interferire con le altre specie

- Condivisa e partecipata dalla gente

- Durevole nel tempo e sostenibile economicamente

- Orientata al riequilibrio ambientale, tramite la riduzione delle risorse sovrabbondanti di origine antropica (abbassamento della “capacità portante dell’ ambiente”).

La LIPU ha redatto un Documento ufficiale, approvato dal Consiglio nazionale, che non solo si basa su quanto emerge dalla più recente letteratura scientifica e dai convegni tecnici internazionali ma anche su un approccio ecologico e incruento poiché crediamo che per migliorare la convivenza tra l’uomo e gli “altri” animali vi debba essere  una corretta informazione dei cittadini, la loro condivisione e partecipazione, per stabilire un corretto equilibrio che duri nel tempo.

Per i privati ed enti pubblici che desiderano collaborazione e suggerimenti possono rivolgersi alla LIPU scrivendo a: marco.dinetti@lipu.it

© Autore Angela Damiano e Marco Dinetti — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

Un vecchio amico, oggi anche concittadino con penne e piume