Tortora dal collare e Tortora selvatica

In pochi e rumorosi attimi si sollevò da terra diventando quasi un puntino nel cielo azzurro prima di ridiscendere con un vorticoso volo e un singolare “paracadute”: ali e coda ben aperte che nella “caduta” formano una scenografica spirale bianco-nera. Le zampe toccarono nuovamente il suolo ed egli, drizzando in aria la coda, si sporse in avanti come in un inchino. La performance acrobatica era terminata ed egli attendeva con fiducia il giudizio della più temibile giuria, quello dell’amata, che costituiva l’unico motivo per quella esibizione davvero spettacolare. L’approvazione però non si fece attendere poiché la lealtà e lo spirito di collaborazione in questa coppia non vengono toccati dall’umano errore e “la fedeltà nelle piccole cose diventa una grande cosa”, come affermava Platone. Ma non solo di fedeltà si tratta, infatti, il loro è un solido legame che solo la morte può spezzare e che viene rafforzato da un continuo scambio di tenerezze, semplici attenzioni e dalla costante vicinanza.

I Greci e i Romani gli attribuirono l’emblema dell’armonia cosmica, della pace, della purezza dei costumi, della semplicità e della fedeltà coniugale. Un simbolismo che non ha subito modifiche e che accomuna tutti gli appartenenti alla famiglia dei Columbidae ovvero Colombe, Tortore e Piccioni.

La Tortora dal collare (Streptopelia decaocto) si differenzia dal genere Colomba per la sua corporatura più esile e la coda più sviluppata e può raggiungere un peso di circa 200 grammi e una lunghezza di 33 centimetri. Non è possibile distinguere i due sessi dalla loro colorazione, entrambi possiedono occhi rossi, becco grigio ed un piumaggio simile: i colori sabbia chiaro-grigio chiaro sono distribuiti uniformemente su tutto il corpo raggiungendo i toni più scuri su ali e coda (fino al grigio scuro delle punte) e quelli più chiari sulla testa, la gola e il collo. La nuca è ornata da un semi-collare nero bordato di bianco che ne caratterizza sia il nome comune attribuitogli nelle diverse lingue sia quello del genere che deriva dal greco, dove streptos=collare e peleia=tortora. Anche il nome della specie deriva dal greco ma sembra trovare origine da un’antica leggenda di Samo, una delle isole dell’Egeo: si narra di una madre che desiderava tanto un figlio maschio e che, dopo aver dato alla luce ben 18 femmine, perse il senno e incominciò a riversare proprio sull’ultima nata tutte le sue frustrazioni e le sue angosce. La bambina soffriva molto e pregò gli dei di aiutarla. Questi, mossi da compassione, la trasformarono in una tortora e per ricordare l’ingiustizia subita le lasciarono pronunciare l’unica parola che ne rivelava l’identità e cioè decaocto =diciotto, un verso che sembra emettere nel tubare.

La Tortora dal collare è originaria dell’India e dello Sri Lanka ma, fin dal ‘600, incominciò a espandere naturalmente il suo areale. Riuscì a colonizzare l’Europa negli anni ’30 e nel 1944 fu registrato uno dei primi avvistamenti in Italia. Da allora gli avvistamenti occasionali divennero sempre più frequenti ed oggi è uno degli ospiti più comuni dei nostri giardini e aie. Sebbene ho parlato di “colonizzazione” è necessario sottolineare che essa nulla ha a che fare con quella operata dal genere umano, è caratterizzata infatti dall’essere innocua e pacifica poiché la specie si è inserita in una specifica nicchia e non entra in competizione ne con le specie autoctone e ne con i migratori. I primi avvistamenti di questi uccelli avvenne nei pressi dei pollai poiché si nutrono per lo più di granaglie ma oggi frequentano anche i centri abitati, ricchi di parchi e giardini in cui possono trovare cibo a loro disposizione.

Si tratta di una specie stanziale (presente tutto l’anno) che talvolta viene confusa con un migratore estivo: la Tortora selvatica (Streptopelia turtur), una specie leggermente più piccola con i suoi 26-28 centimetri ed un peso di circa 150 grammi, che si differenzia anche per una coda più corta, strisce bianco-nere sui due lati del collo (al posto del semi-collare) ed un piumaggio più variopinto costituito da piume che sulle ali sembrano squame con il loro nero bordato di marrone-dorato. La Tortora selvatica predilige zone boscate dove forma delle coppie isolate e non gruppi come la specie precedente. È un uccello che registra dei cali numerici un po’ ovunque a causa della distruzione e trasformazione degli habitat, dell’uso di pesticidi, delle uccisioni illegali e dell’eccessiva pressione venatoria.  Il nome della specie “turtur” ha origine dal latino e descrive il suo distintivo verso “turr turr” così amato fin dall’antichità. Nel Canto dei Cantici Salomone si riferisce a lei con questi amorevoli versi: “I fiori spuntano sulla terra; il tempo dei canti degli uccelli è arrivato, e la voce della Tortora si ode nelle nostre terre”.

© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”

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