Maltrattamento animali:

Un campanello di allarme da non sottovalutare

La credenza che “l’aggressività sia istintiva nell’uomo” è molto diffusa così come il concetto che “I bambini hanno un  sadismo innato. L’uomo ha sempre avuto un rapporto di dominio sugli animali”.

Per contrastare i concetti sbagliati sull’aggressività e la violenza, in occasione dell’Anno Internazionale della Pace proclamato dall’ONU (1986) un gruppo di studiosi costituito da biologi, psicologi, psichiatri, etologi, antropologi e sociologi si è riunito all’Università di Siviglia e ha redatto la “Dichiarazione di Siviglia sulla Violenza”. Nella dichiarazione si critica scientificamente la concezione istintivistica dell’aggressività umana e si riassumono anche gli ultimi risultati scientifici sull’aggressività e la violenza (incontrastabili ancora oggi). In breve si sostiene che l’aggressività, la violenza e la guerra non sono necessità biologiche e quindi non sono inevitabili, come invece crede gran parte della popolazione mondiale. È quindi possibile intervenire contro i fattori socioculturali che determinano questi comportamenti distruttivi.

Qualsiasi tipo di violenza inflitta sia alle persone che agli animali deve essere segnalata e denunciata alle autorità. Una segnalazione di violenza verso gli animali non solo è utile per il bene dell’animale ma anche per il bene delle persone appartenenti al suo contesto famigliare che possono a loro volta subire o aver subito violenze. Per tale motivo in alcuni stati americani e in alcune nazioni europee gli operatori dei diritti degli animali (associazioni e veterinari), quelli dei diritti all’infanzia (pediatri, medici, educatori, insegnanti, psicologi, associazioni) e di tutela della donna (assistenti sociali, psicologi, associazioni) devono segnalare e denunciare alle autorità qualsiasi tipo di violenza inflitta sia agli animali che alle persone.

Alcuni studi hanno dimostrato che:

- nel 83% delle famiglie conosciute dai servizi di assistenza sociale sono avvenuti anche casi di maltrattamento degli animali;

- nel 60% delle famiglie denunciate per maltrattamento di minori si sono verificati anche episodi di maltrattamento dell’animale domestico;

- nel 54% delle donne picchiate dal partner è avvenuta anche l’uccisione o il maltrattamento dell’animale domestico;

- il 25% delle donne picchiate dal partner ha dichiarato che uno dei suoi figli aveva maltrattato e ucciso l’animale domestico;

- esiste una correlazione tra la crudeltà dei bambini registrata nei riguardi degli animali nell’infanzia/adolescenza e i comportamenti violenti e pericolosi verso persone nell’età adulta.

Riguardo questo ultimo punto possiamo dire che “non è difficile rilevare che bambini ed adolescenti che frequentemente tormentano e/o uccidono gli animali (in genere lucertole, uccelli, cani, gatti) presentano in genere problemi psicologici e vivono in contesti che non sempre favoriscono lo sviluppo positivo della loro personalità. Spesso questi comportamenti crudeli vengono definiti dagli adulti come attività esplorative, attività ludiche, fenomeni normali legati all’età e alla cultura del luogo, il prodotto del loro sadismo innato. Tutti gli operatori nell’ambito educativo (genitori, insegnanti, psicologi, educatori) devono interpretare questi comportamenti come segnali di un disagio vissuto indagando sulle cause e intervenendo con strategie adeguate per prevenire un’escalation di comportamenti violenti”, scrive Camilla Pagani nel capitolo “Il rapporto bambino-animale e il problema della violenza” (Quaderni di Bioetica - Bioetica e professione medico veterinaria - collana diretta da Roberto Marchesini).

La violenza genera violenza. L’odio genera odio. L’intransigenza genera altra intransigenza. È  una spirale discendente e alla fine non vi è che distruzione, per tutti”  è il testo di una conferenza tenuta presso la chiesa battista di Firenze nel 2007 e che non potrebbe riassumere meglio l’escalation distruttiva che viene generata da comportamenti violenti.

Il maltrattamento degli animali in Italia è anche punibile grazie al 727 del Codice Penale che dispone ammenda e reclusione per: “Chi maltratta gli animali senza necessità o li sottopone a strazio o sevizie o a comportamenti e fatiche insopportabili per le loro caratteristiche, ovvero adoperarli in lavori insostenibili per la loro natura valutata secondo le loro caratteristiche anche etologiche (…) li adopera in spettacoli o li detiene in condizioni incompatibili con la loro natura, valutata anche secondo le necessità biologiche della specie (…) li abbandona (…)”.  Trattandosi di reato è competente ad intervenire qualunque organo di polizia giudiziaria (P.G.) : Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Corpo Forestale, Vigili Urbani, ecc. La Cassazione ha ribadito che tutti gli organi di P.G. sono competenti per tutti i reati in materia ambientale e di tutela animali (Cass.pen.sez.III- Pres. Gambino- Est. Postiglione- n. 1872 del 27/09/1991).

Non dobbiamo dimenticare però il lavoro delle centinaia di guardie volontarie delle diverse associazioni che difendono i diritti degli animali durante il loro tempo libero e che purtroppo, ancora oggi, possono diventare vittime della crudeltà. È quanto è successo nel maggio 2010, in Provincia di Genova, alla guardia volontaria LIPU Paola Quartini (55 anni) e ad Elvio Fichera, Associazione Amici degli animali abbandonati, che sono stati uccisi dall’uomo a cui stavano eseguendo un sequestro giudiziario per maltrattamento. Un epilogo sconcertante che ci lascia ancora senza parole e un lutto insanabile nel cuore.

Per gli uccelli, per la natura, per la gente

 

 

 

 

 

 

Il sito della LIPU del Molise

© Autore Angela Damiano — Pubblicato sul periodico  “La Fonte”